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Paradontologia

La parodontologia è il ramo odontoiatrico che si occupa della prevenzione, diagnosi, cura e mantenimento tessuti molli e duri che circondano il dente (tessuti del parodonto).

E’ molto diffusa nella popolazione, tuttavia è scarsamente curata e percepita dal paziente. Il motivo è dato dal fatto che nelle fasi iniziali della malattia non si associa quasi mai un dolore o altri disturbi che spingono il paziente a recarsi presso un centro odontoiatrico per effettuare un controllo.

Un corretto controllo della placca, può essere fondamentale per evitare l’insorgere della malattia parodontale, che trova a suo favore numerose concause come : suscettibilità del soggetto e abitudini non corrette .

FATTORI DI RISCHIO:

  • suscettibilità genetica : C’è un concetto di ereditarietà familiare alla base della malattia parodontale, ma non come carattere (se la madre ha la malattia non vuol dire che la trasmette automaticamente al figlio) ma ci sono alte probabilità che la suscettibilità del figlio possa essere elevata.

  • Fumo: E’ uno dei principali fattori di rischio. Agisce su 2 fronti :

  • o A livello sistemico abbassa la capacità di risposta del sistema immunitario.
  • o A livello locale, la nicotina agisce come vasocostrittore sulle mucose del cavo orale e rallenta pertanto la guargione.

I fumatori, a parità di placca batterica, presentano rispetto ai non fumatori un maggior numero di: Denti persi; Tasche parondotali; Maggiore perdita di attacco di sostegno del dente

  • diabete non controllato: Esiste una correlazione tra malattia parodontale è diabete che ha come chiave di lettura il controllo glicemico. La malattia parodontale peggiora il controllo glicemico e crea diabete; viceversa il diabete determina un peggioramento delle condizioni gengivali.
  • Stress: Il meccanismo con cui agisce può essere :

  • o Diretto, Es: Il paziente stressato avrà poco tempo/attenzione per se con scarsa igiene orale con accumulo di placca e quindi di batteri che sono i principali responsabili della malattia parodontale.
  • o Indiretto Es: Il paziente tende a fumare maggiormente, ad avere una alimentazione non corretta tendendo magari all’obesità e perdita di sonno. Tutto ciò fa si che la risposta dell’ospite ne risenta con una modificazione della capacità di difesa e l’instaurarsi della malattia parodontale.
  • gravidanza(A differenza delle malattie sistemiche che sono croniche, comporta delle alterazioni dei tessuti parodontali soltanto per periodo della gestazione; al termine dei 9 mesi i sintomi e segni clinici dell’alterazione dei tessuti gengivali dovuti alla gravidanza vanno via)
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TRATTAMENTO NON CHIRURGICO:

Si serve dell’utilizzo di strumenti manuali, sonoci o ultrasonici ed ha l’obiettivo di rimuovere i maggiori protagonisti della parodontite, ovvero placca e tartaro. Si divide in 2 fasi:

  • o Sopra-gengivale: Ha l’obiettivo di rimuovere la quota di batteri , placca e tartaro nella porzione visibile del dente. Il motivo per cui si effettua questa prima decontaminazione della porzione sopragengivale è collegata al fatto che rimuovendo i fattori causali e riducendo l’edema, si riduce la sensibilità del paziente a livello del tessuto marginale, in questo modo, dopo la decontaminazione, il paziente spazzolando correttamente riceverà una strategia terapeutica più invasiva sotto-gengivale.
  • o Sotto-gengivale: dove si utilizzano strumenti sottili, in grado di raggiungere le zone contaminate dai batteri, senza aprire alcun lembo chirurgico. Si parte quindi dal sopragengivale per poter lavorare più efficacemente poi a livello sottogengivale, fondamentale per eliminare la quota batterica responsabile della progressione della malattia parodontale.
Recessione Gengivale
Recessione-gengivale

E’ una condizione che può interessare sia soggetti con elevati standard igienici, nei quali le recessioni sono spesso associate a lesioni dei tessuti duri del dente (e dovute perciò ad uno scorretto spazzolamento o a traumatismi cronici continui, come ad esempio la presenza di un “piercing”), sia soggetti che presentano malposizioni dentali o semplicemente meno attenti alla propria igiene orale (con conseguente accumulo di placca), in cui solitamente sono colpite tutte le superfici dei denti.

Le recessioni spesso non sono prive di sintomi, anzi molto spesso sono associate ad un importante aumento di sensibilità dentinale, soprattutto al freddo, che provoca grande disagio a chi ne viene colpito e che non trova beneficio dall’utilizzo di dentifrici ed agenti desensibilizzanti. Quando e se opportuno si può intervenire per cercare di riportare la gengiva in una posizione considerata fisiologica mediante la chirurgia mucogengivale, definita “chirurgia estetica mucogengivale”, che ha come obiettivo quello di correggere le conseguenze e i difetti provocati della recessione gengivale, incrementando il volume della gengiva attorno ai denti naturali o agli impianti.

L’intervento di chirurgia mucogengivale viene programmato in maniera tale che nella stessa seduta possa essere prelevato l’innesto (solitamente da palato, che presenta il tessuto di miglior qualità), per poi posizionarlo immediatamente nel sito di elezione.

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CHIRURGIA OSSEA RESETTIVA
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La tecnica resettiva consente di rimodellare l’osso di sostegno dei denti, eliminando le irregolarità e quindi picchi, crateri , che determinano alterazioni della morfologia gengivale e, conseguentemente, la tendenza all’accumulo di placca batterica.

Con la chirurgia resettiva è possibile rimuovere in modo definitivo le tasche parodontali , causa della proliferazione batterica e dunque dell’infiammazione parodontale.

L’eliminazione delle anomalie del tessuto osseo e gengivale, associati a un’adeguata igiene domiciliare e a dei regolari dei controlli professionali, consente di prevenire lo stato infiammatorio e il conseguente riassorbimento dei tessuti, salvaguardando la stabilità degli elementi dentari.

APPLICAZIONE TOPICA FARMACI

Gli antibiotici somministrati per via locale offrono il vantaggio di trattare solo quei siti che non rispondono alle terapie convenzionali, il che permette di evitare gli effetti collaterali e la formazione di batteri resistenti legati alla terapia antibiotica sistemica. Ciononostante, occorre considerare gli svantaggi legati a questa strategia terapeutica: la scarsa substantività, i problemi farmacologici legati alla gestione del principio attivo e del veicolo e la stima del rapporto costi/benefici.

SPLINTAGGIO INTERDENTALE

Lo splintaggio è una tecnica che permette di stabilizzare la posizione dei denti a conclusione di una cura ortodontica o nel momento in cui si interviene sulla malattia parodontale.

Si esegue mediante un filo che viene fissato sulle superfici interne dei denti interessati, impiegando un filo metallico oppure un nastro composto da fibra di vetro e resina biocompatibili. Tali materiali permettono una maggiore stabilità e solidità.

Il posizionamento più comune è da canino a canino, dato che sono i denti che tendono a muoversi maggiormente, non essendo contenuti dalle arcate come i molari.

Solitamente si impiega in caso di

  • Contenzioni post-ortodontiche, ovvero tutti quei casi nei quali è necessaria la stabilizzazione dei denti ed evitare che tornino alla posizione originaria. Un classico caso è la fase dopo aver portato un apparecchio fisso.
  • Malattia parodontale. Per facilitare trattamento e il mantenimento della piorrea. Lo splintaggio ha la finalità di mantenere la stabilità dei denti che Deve essere un ulteriore stimolo per perfezionare la necessaria igiene orale quotidiana del paziente.

La durata dello splintaggio è variabile, infatti gli adolescenti raggiungono più rapidamente la stabilità ossea al termine di una cura ortodontica, mentre negli adulti il processo è invece più lento.

Vi sono poi casi in cui è consigliato mantenere lo splintaggio ai denti per tutta la vita. Pazienti che presentano problemi di instabilità occlusale o di parodontite (piorrea) hanno probabilità molto alte di una recidiva della mobilità dentale. In tali circostanze, sarà lo specialista a valutare e adottare la soluzione migliore.

Adattarsi allo splintaggio

Lo splintaggio non comporta particolari problemi di adattamento. Di norma i pazienti vi si abituano in maniera rapida, senza riportare alcuna ripercussione, sia essa estetica, fonetica o di motilità e comfort.